Disturbo ossessivo e compulsivo.
Sicuramente tra tutti il pensiero ossessivo compulsivo è il disturbo più ostico e resistente da trattare. Una caratteristica lo rende particolare: l’irragionevole diventa ragionevole e viceversa. Così una sana attenzione all’igiene può tramutarsi nei più profondi e invasivi rituali di lavaggio, una prudente attitudine a ponderare scelte può divenire un estenuante piano di controllo e verifica che conduce all’indecisione e procrastinazione, una giusta attenzione al pulito può trasformare la casa in una prigione del tutto sterilizzata, una paura può trasformarsi nell’obbligo di una serie di gesti che la scongiurino, dei pensieri o delle immagini possono assumere carattere invasivo e persecutorio. Altre due sono caratteristiche peculiari dell’aspetto compulsivo: l’improcrastinabilità come assoluta esigenza immediata di dover compiere un gesto e la ritualità come azione o sequenze di azioni a cui si attribuisce un significato.
Nell’imperativa attuazione di rituali a carattere preventivo o propiziatorio si evidenzia uno egli aspetti più complessi del pensiero ossessivo: attuando un rituale scongiuro o propizio un evento o riparo ad un errore, sviluppando la credenza secondo cui se tutto va bene il rituale funziona, se qualcosa va male devo fare il rituale meglio.
Giorgio Nardone definisce questo processo come una sublime trappola della mente, un cortocircuito logico per cui si controlla così tanto da perdere il controllo e non sapere più di fatto come vanno le cose. La particolarità del disturbo si evidenzia nell’utilizzo di un pensiero brillante che però attivato in maniera controproducente imprigiona la persona in reticoli di credenze, idee rigide, produzione ideativa cospicua e intrigata spesso fuori controllo.